Athlon Settembre Ottobre

L’EVENTO KARATE

mentre il metodo tradizionale era

solo una ripetizione meccanica e co-

stante.

Non si tratta di magia, ma di scienza:

di rispetto per la metodologia e la

neurofisiologia umana. Il mio ruolo

era duplice: formatore, in primo luo-

go, e allenatore in secondo. L’obietti-

vo ultimo è sempre stato tirare fuori

il meglio dall’atleta potenziandolo e

mai fargli del male.

portato medaglie; hanno fornito una

validazione storica e inconfutabile al

percorso metodologico e alla ricer-

ca intrapresa per decenni. Hanno

confermato che il nostro tipo di alle-

namento, basato sui risultati della ri-

cerca scientifica, funzionava non solo

bene, ma era l’approccio vincente.

Tuttavia, vorrei chiarire che la nostra

visione non era focalizzata unicamen-

te sull’élite agonistica. La vera chiave

del nostro successo è sempre stata la

ricerca e un approccio educativo e

formativo che, come ex insegnante,

sentivo come un imperativo. Questo

si traduceva in progetti fondamentali

come ‘Sport a Scuola’, un programma

che è stato persino premiato per il

suo valore formativo.

La mia convinzione è che prima del-

la specializzazione tecnica, viene

l’educazione a 360 gradi e la forma-

zione orientata. Lavorare nel karate,

ad esempio, ci imponeva di curare

aspetti specifici come la grande mo-

bilità articolare, un requisito che altri

sport non hanno con la stessa urgen-

za.

Questa attenzione alla base aveva

una doppia utilità: proteggere la salu-

te degli atleti, curando in particolare

le loro articolazioni corporee spesso

compromesse anche da abitudini er-

rate e il vantaggio agonistico. Un cor-

po protetto e con grande mobilità

permette l’esecuzione impeccabile

di tecniche complesse e di alto livello

(come i calci da tre punti) essenziali

nel combattimento moderno.

Quindi, Tokyo non è stata solo la fine

di un ciclo vincente, ma la prova de-

finitiva che la serietà metodologica

a partire dall’educazione di base è

l’unica strada per arrivare al massimo

livello.».

Molti dei suoi atleti più rappresen-

tativi hanno raccolto la sua eredi-

Mondiali 2016: Aschieri con Savio Loria a

confronto durante le competizioni di kumite

È fondamentale ricordare che in que-

sta battaglia metodologica non ero

solo. Ho avuto il sostegno cruciale

dell’allora Medico federale Andrea

Lino. Il Professor Lino, essendo neu-

rofisiologo all’Università La Sapienza

di Roma e anche Maestro di judo, ca-

piva perfettamente le dinamiche del

combattimento e la necessità di otti-

mizzare gli allenamenti.

Abbiamo dovuto combattere persino

l’idea, diffusa all’epoca, che non fosse

necessario il riscaldamento (‘Se ti ag-

grediscono per strada non puoi chie-

dere di aspettare!’). Un ragionamen-

to insensato per chi fa sport: stiamo

parlando di sforzo agonistico che

richiede di mettere l’organismo in

condizione di migliorare, non di peg-

giorare. È stata una battaglia dura, ma

necessaria.»

L’oro di Luigi Busà e il bronzo di

Viviana Bottaro alle Olimpiadi di

Tokyo 2020 sono stati il punto più

alto in termini di risultati agonisti-

ci. Quanto hanno significato per lei

quei successi come conferma della

validità di un percorso metodolo-

gico e di ricerca durato decenni?

«I successi olimpici di Tokyo sono

stati di importanza cruciale. Questi

risultati non hanno semplicemente

Con Alessandra Bonucci, storica responsabile

dell’ufficio karate FIJLKAM

La storica squadra del Mondiale di Tampere 2006: l’Italia si classificò prima nel medagliere

La nazionale vincente ai Mondiali di Parigi 2012