L’EVENTO KARATE
mentre il metodo tradizionale era
solo una ripetizione meccanica e co-
stante.
Non si tratta di magia, ma di scienza:
di rispetto per la metodologia e la
neurofisiologia umana. Il mio ruolo
era duplice: formatore, in primo luo-
go, e allenatore in secondo. L’obietti-
vo ultimo è sempre stato tirare fuori
il meglio dall’atleta potenziandolo e
mai fargli del male.
portato medaglie; hanno fornito una
validazione storica e inconfutabile al
percorso metodologico e alla ricer-
ca intrapresa per decenni. Hanno
confermato che il nostro tipo di alle-
namento, basato sui risultati della ri-
cerca scientifica, funzionava non solo
bene, ma era l’approccio vincente.
Tuttavia, vorrei chiarire che la nostra
visione non era focalizzata unicamen-
te sull’élite agonistica. La vera chiave
del nostro successo è sempre stata la
ricerca e un approccio educativo e
formativo che, come ex insegnante,
sentivo come un imperativo. Questo
si traduceva in progetti fondamentali
come ‘Sport a Scuola’, un programma
che è stato persino premiato per il
suo valore formativo.
La mia convinzione è che prima del-
la specializzazione tecnica, viene
l’educazione a 360 gradi e la forma-
zione orientata. Lavorare nel karate,
ad esempio, ci imponeva di curare
aspetti specifici come la grande mo-
bilità articolare, un requisito che altri
sport non hanno con la stessa urgen-
za.
Questa attenzione alla base aveva
una doppia utilità: proteggere la salu-
te degli atleti, curando in particolare
le loro articolazioni corporee spesso
compromesse anche da abitudini er-
rate e il vantaggio agonistico. Un cor-
po protetto e con grande mobilità
permette l’esecuzione impeccabile
di tecniche complesse e di alto livello
(come i calci da tre punti) essenziali
nel combattimento moderno.
Quindi, Tokyo non è stata solo la fine
di un ciclo vincente, ma la prova de-
finitiva che la serietà metodologica
a partire dall’educazione di base è
l’unica strada per arrivare al massimo
livello.».
Molti dei suoi atleti più rappresen-
tativi hanno raccolto la sua eredi-
Mondiali 2016: Aschieri con Savio Loria a
confronto durante le competizioni di kumite
È fondamentale ricordare che in que-
sta battaglia metodologica non ero
solo. Ho avuto il sostegno cruciale
dell’allora Medico federale Andrea
Lino. Il Professor Lino, essendo neu-
rofisiologo all’Università La Sapienza
di Roma e anche Maestro di judo, ca-
piva perfettamente le dinamiche del
combattimento e la necessità di otti-
mizzare gli allenamenti.
Abbiamo dovuto combattere persino
l’idea, diffusa all’epoca, che non fosse
necessario il riscaldamento (‘Se ti ag-
grediscono per strada non puoi chie-
dere di aspettare!’). Un ragionamen-
to insensato per chi fa sport: stiamo
parlando di sforzo agonistico che
richiede di mettere l’organismo in
condizione di migliorare, non di peg-
giorare. È stata una battaglia dura, ma
necessaria.»
L’oro di Luigi Busà e il bronzo di
Viviana Bottaro alle Olimpiadi di
Tokyo 2020 sono stati il punto più
alto in termini di risultati agonisti-
ci. Quanto hanno significato per lei
quei successi come conferma della
validità di un percorso metodolo-
gico e di ricerca durato decenni?
«I successi olimpici di Tokyo sono
stati di importanza cruciale. Questi
risultati non hanno semplicemente
Con Alessandra Bonucci, storica responsabile
dell’ufficio karate FIJLKAM
La storica squadra del Mondiale di Tampere 2006: l’Italia si classificò prima nel medagliere
La nazionale vincente ai Mondiali di Parigi 2012