Athlon Settembre Ottobre

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L’EVENTO KARATE

tà tecnica diventando allenatori.

Qual è l’insegnamento metodolo-

gico o il principio etico che spera

la nuova generazione di tecnici

mantenga e sviluppi per garantire

la longevità del modello vincente

italiano?

«L’eredità che spero la nuova genera-

zione di tecnici mantenga è l’ordine

delle priorità: prima siamo educatori

e formatori, e solo in un secondo mo-

mento siamo allenatori.

Vedo l’educazione e la formazione

come un dovere sociale ad alto con-

tenuto morale. Questo approccio

richiede di lavorare sulla formazione

generalizzata e sulla creazione di una

base ampia e solida. Solo una volta

Proprio grazie a questo approccio,

nel periodo della mia direzione tec-

nica, potevamo vantare un livello

tecnico nelle competizioni nazionali

estremamente alto, un fattore che

spesso non riscontravamo in altre

nazioni. Mantenere questa visione

garantisce la longevità del nostro

modello.».

Lei ha detto: «Lo sport significa

sfidare i propri limiti, i limiti della

specie». Alla luce della sua lunga

vita dedicata a questa disciplina,

qual è il limite più importante che

ha imparato a sfidare o a ricono-

scere in sé stesso e negli altri?

«Il limite più significativo che ho af-

plina sportiva, è un dovere creare un

percorso accessibile a ogni età.

La sfida più grande è stata scientifica:

dimostrare che il karate, se ben inse-

gnato, non è un rischio, ma un poten-

tissimo strumento per sviluppare le

funzioni vitali. Eseguire un calcio a un

metro e settanta d’altezza senza ca-

dere richiede uno sviluppo neuromo-

torio e di equilibrio estremamente

raffinato. Inoltre, per quanto riguar-

da la mobilità articolare, abbiamo

dovuto introdurre una preparazione

fisica molto accurata, lavorando sulla

mobilità e sulle proprietà delle arti-

colazioni. Se non coltivi l’elasticità fin

da bambino, non potrai mai eseguire

correttamente un calcio frontale da

adulto.

Questo approccio non è solo uno

scopo formativo, ma è un imperati-

vo biologico: si tratta di potenziare

proprietà articolari che vanno colte

in quel preciso momento evolutivo,

altrimenti diverranno irrecuperabili.

In un paese afflitto dalla sedentarietà,

dove le ore di educazione fisica sono

insufficienti, il karate, con la sua at-

tenzione alla preparazione fisica ac-

curata, assolve a una cruciale funzio-

ne compensativa e preventiva per la

salute dei più giovani.

La nostra più grande conquista, in

questo senso, è stata superare la dif-

fidenza e conquistare la fiducia delle

famiglie verso questa disciplina.

Vorrei concludere con un pensiero

sull’uomo che ha reso possibile la no-

stra visione. Un ruolo fondamentale

nella dignità e nello sviluppo delle

arti marziali in Italia è dovuto al no-

stro compianto Presidente federale

Matteo Pellicone, un grande uomo

illuminato.

Quando ho iniziato la mia carriera,

operavamo in palestre comunali, a

volte in un sottoscala. Matteo Pelli-

cone ha dato non solo dignità al set-

tore, ma una vera e propria casa agli

sport di combattimento. Soprattut-

to, ha fornito la cultura e la struttura

(insieme al CONI) che ci hanno per-

messo di realizzare questo percorso

di innovazione scientifica e metodo-

logica.».◆

Premiato da Matteo Pellicone

Con Luca Valdesi dopo lo storico oro al Mondiale in Messico 2004 e l’allora Presidente del

settore karate Giuseppe Pellicone

stabilita questa base fondamentale,

che eleva il livello tecnico generale, si

può procedere con l’allenamento e,

di conseguenza, con la selezione dei

migliori. È la logica della piramide: se

la base è importante e di alta qualità,

allora un numero maggiore di atleti

potrà arrivare ai vertici.

Questa filosofia non è solo etica, ma

anche

strategicamente

vincente.

frontato e cercato di superare non è

stato puramente agonistico, ma cul-

turale e anagrafico: è stato il limite

che impediva ai bambini di accedere

al karate.

C’era un vecchio detto secondo cui

l’arte marziale, in quanto ‘marziale’,

non fosse adatta ai più giovani. Que-

sto perché il karate era visto unica-

mente nella sua veste tradizionale.

Nel momento in cui lo si eleva a disci-