Athlon Settembre Ottobre

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IL RACCONTO SPORTIVO JU-JITSU

Ritorno alle origini tra Virtus e Ken Jutsu

Oltre 600 partecipanti allo Stage nazionale insegnati tecnici

di Giacomo Spartaco Bertoletti - foto di Francesco Della Manna

La firma storica della rivista Samurai è

stato testimone dello Stage nazionale

insegnati tecnici di Ostia, con oltre

600 partecipanti. Il suo racconto che

unisce cultura, tecnica e storia con una

spruzzata di Virtus e di Tao passando

dalla storia della spada giapponese, il ken

jutsu.L

o «Stage Nazionale insegnati

tecnici» è un evento impor-

tante per valutare de visu la

potenzialità del settore ju jit-

su, che punta in alto, sotto l’a-

la protettiva del presidente federale

Giovanni Morsiani e del consigliere

nonché presidente della Commissio-

ne nazionale ju jitsu Antonio Amoro-

si.

Grande partecipazione allo stage

nazionale a Ostia - «I fatti sono te-

stardi» scriveva George Bernard Shaw

(1856–1950) e quando sul parterre del

Centro Olimpico Matteo Pellicone di

Ostia si schierano oltre 600 tra ama-

tori e agonisti della disciplina, si può

asserire che «la via della cedevolez-

za» si sta svolgendo in armonia, come

sottolinea l’antica filosofia nipponica

che scandisce: «lavorare in letizia».

L’elenco dei docenti di rilievo, scelti

con cura dal componente della Com-

missione nazionale Mario dell’Aquila,

hanno dato un contributo professio-

nale di notevole valore sia per la di-

dattica che per la gestualità tecnica:

Paolo Oleari (judo) e Gino Nosi (ka-

rate). A seguire difesa personale con

Mario Dell’Aquila e Giuseppe Piero

Di Paola, mentre per la metodolo-

gia e parte pratica Letizia Fioravanti.

Si sono anche approfonditi i regola-

menti di gara con il supporto di Lello

De Gennaro.

Quando sei presente a un seminario

di questa portata si ritrovano tan-

ti amici: un amico è qualcuno che ti

conosce molto bene e nonostan-

te questo continua a frequentarti,

perché l’amicizia raddoppia la gioia

e divide in due la sofferenza. E visto

che trattiamo un’arte-sport orientale

dobbiamo ricordare che «la sofferen-

za migliora lo spirito». È vero che noi

gaijin (barbari occidentali) abbiamo

scelto la via del «do» e del «tao», di-

menticando la Virtus romana.

Il parallelismo tra Virtus e Tao - La

Virtus, che significa forza virile, era la

forza che spingeva le legioni a dare la

vita per la patria, se necessario, sen-

za sperare in nulla se non nell’onore

del ricordo. La Virtus era una convin-

zione, un’immagine di sé, in cui ci si

abituava a credere ciecamente, fin

da bambini. Si apprendeva dai padri,

che a loro volta l’avevano appresa dai

loro padri. Chi la possedeva sapeva

che nessun ostacolo era insuperabi-

le, nessuna prova troppo ardua, nes-

sun sacrificio troppo alto, nemmeno

quello della vita. E solo chi possedeva

la virtus poteva reggere il peso della

disciplina, lo spirito che tiene insieme

i combattenti, che ne faceva un bloc-

co unico, un macigno.

Per gli orientali, cinesi in particola-

re, c’è il tao o dao, il concetto della

meditazione. Ed è in virtù di questa

meditazione che i guru, come certi

monaci, riescono a stare in posizione

universale per ore, come se fossero

senza peso. Il tao o dao è un concet-

to filosofico complesso. Secondo le

loro teorie, la natura non ha fine né

intenzione ma è pervasa da una forza

intrinseca che la governa e la informa

di sé. Il tao o dao è questa anima uni-

versale che pervade il cosmo, la terra

e anche il modo di essere del genere

umano. L’uomo che percepisce il dao

se ne fa veicolo e portatore e rinuncia

a piegare il flusso degli eventi con la

forza, ma vi si abbandona lasciando-

sene pervadere.

Come si potrebbe far coincidere que-

sti concetti: Virtus romana, do e tao o

dao? Esiste una frase latina faber est

suae quisque fortunae che significa

«ognuno è costruttore del proprio

destino». Ed è giusto che nella pra-

tica ciascuno adotti l’atteggiamento

che più gli confà.

Lunga e ardua è la via! Nonostante

tutto c’è ancora spazio e futuro per

chi vuole insegnare e imparare, oltre

la tecnica, il concetto di cultura.

Salterò a piè pari, la parte del ju jitsu

a mani nude, mentre mi soffermerò

sul concetto della spada giapponese:

ni-honto, il ken jutsu e il gekken (la

scherma).